Roberto, Filippo e Marco lavoravano su una gru alta 40 metri.
In molti piangeranno questa disgrazia, dipingendola come l’annichilimento della civiltà del lavoro e dove il macabro si manifesta nella apparente impossibilità di comprenderne la causa. Eppure questa traccia di disgrazie che si susseguono ormai giornalmente sono assolutamente derivanti dallo sfruttamento sfrenato di risorse umane, in gioco contro una concorrenza sleale, spietata, meschina e senza scrupoli.
Ciò è storia nota, scritta e riscritta eppure, una volta rincalzata la terra nel cimitero di turno, tutto torna come prima. Viviamo nella civiltà del ricatto, quella del se non ti va bene sei fuori o del prendere o lasciare. Vale per chi fa impresa come per chi vi lavora, eserciti pronti a prendersi dei rischi per continuare a campare. Una partita dura, giocata sui margini economici e sociali, pronta a prendersi dei rischi sulla qualità e la sicurezza del lavoro. La globalizzazione ci spinge a considerare incidenti di percorso, queste disgrazie. Una lotta sovranista contro questa perversione sociale aiuterebbe a prendere le distanze da ciò, mitigando questo andazzo al massacro e riposizionando in alto i diritti essenziali dei lavoratori, qualunque essi siano.
Personalmente la vedo cosi’ non so voi. Marco Santi Guerrieri